Dissertazioni filosofiche sul Poliumanesimo.      

Il Poliumanesimo, (cose dell'essere umano), nasce da un progetto umanista emerso dal grande disagio vissuto con la conclamazione della crisi economica degli anni 2000.

Gli aderenti alla scuola del pensiero Poliumanista, sono centinaia di milioni. Disseminati sulle terre dell'intero globo e per la maggior parte, ancor ignari di possedere, come nutrimento naturale, quella soddisfazione che ha portato i precursori dello stesso, ad uno stato di conoscenza tale, da divenire consci, partecipi e divulgatori di questo progetto rivoluzionario. I primi ad essersi cibati di questo cibo che ha soddisfatto il bisogno provato, si sono uniti in un Movimento spontaneo: NOI PER VOI.

Lo stesso è immune a qualsiasi forma idologica conosciuta e trae i suoi insegnamenti base dalle opere terrene della miglior espressione mai conosciuta del genere umano e dalla socievolezza dell'uomo nella benevolenza, nella pace e nella carità, espressi nei concetti filosofici del filosofo Samuel von Pufendorf.

Il Poliumanesimo è la giusta evoluzione del Giusnaturalismo di cui lo stesso Pufendorf, insieme a Ugo Grozio, Thomas Hobbes e Jean-Jacques Rousseau, erano assertori. In quest'evoluzione, si è volontariamente eliminato il lato religioso che ha accompagnato, rendendole simildivinatorie e privandole di quell'impegno preciso che non può, nel caso Poliumansitico, imputare a terzi eventi e azioni.

Infatti, il Poliumanesimo crede nell'essere umano senza che debba essere regolato da regole conformate e dettate da poteri umani e comunque questo, non esclude chi sente la necessità di avere un aiuto benevolo fuori dalla materia conosciuta.

Secondo il dogma Poliumanistico, l'essere umano possiede tutte le capacità necessarie per individuare e dare le giuste soddisfazioni ai suoi molti bisogni che, sistematicamente, lo accompagnano da quando viene concepito a quando torna la materia alla natura.

Per giungere ad una giusta soddisfazione dei bisogni umani, il Poliumanesimo si prefigge lo scopo di far conoscere il suo pensiero al fine di ritrovarsi, senza traumi, nell'era Poliumanistica. Un era in cui i bisogni primari, di nessun escluso, siano posti al primo posto di quelli da perseguire e soddisfare. Una visione semplice e profondamente umana che, tenendo conto di poche vere grandi necessità, relegherà tutte quelle create dal'obsolescenza programmata, in un angolo, dove pure potranno appagare chi è contrario al Poliumanesimo e alla sua visione delle società.

Gli stessi, saranno sempre liberi di vivere come più desiderano, senza intaccare la libertà altrui. Il Poliumanesimo è la visione di un progetto di unione e tra i suoi dogmi è fatto divieto di adoperarsi, in qualsiasi modo, per creare divisioni tra esseri umani. All'insegna del bene, della pace e della carità, i Poliumanisti si adoperano per erudire le genti, facendo presente loro che il potere, senza le prerogative indicate dal pensiero Poliumanista, vuole, per mantenere il suo status di privilegio, tenere i popoli contrapposti.

I Poliumanisti disdegnano, combattendoli con metodi pacifici, quelli che seguono il pensiero di Giulio Cesare, adottando il suo dogma: "Divide et impera".

Infatti, tra gli scopi principali dei Poliumanisti, c'è l'impellenza di demolire tutte le metodologie che permeano la società dei nostri tempi e che relegano di fatto l'essere umano al ruolo, di servo del sistema di privilegio.

Nella visione dell'attuato, troviamo l'essere umano al centro dell'universo in eguaglianza di trattamento e secondo il merito provato di ogni singolo individuo. Questo porterà il suo fare, a produrre quella giustizia che ora è falsata ed ad appannaggio di pochi individui.

Con cieli tersi, fiumi e mari puliti, goduti da popoli ormai pacifici e privi del bisogno di privileggiare sui propri simili, l'essere umano si adopererà per far divenire questo nostro mondo, un immenso giardino confortevole, dove il nostro brevissimo passaggio materiale sarà condotto in serenità e gioia.

Il Poliumanesimo partito, dall'illuminismo analizzato da Immanuel Kant.

L'illuminismo è l'uscita dell'uomo dalla stato di minorità che egli deve imputare a stesso.

Minorità è l'incapcità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stesso è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto d'intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. " Sapere aude!" Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! E' questo è il motto dell'illuminismo.

La pigrizia e la viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da lungo tempo fatti liberi da direzione estranea (naturaliter maiorennes), rimangono ciò nondimenovolentieri per l'intera vita minorenni, per cui riesce facile agli altri erigersi a loro tutori. Ed è così comodo essere minorenni!

Se io ho un libbro che pensa per me, se ho un direttore spirituale che ha coscienza per me, se ho un medico che decide per me sul regime che mi conviene ecc., io non ho bisogno di darmi pensiero di me. Non ho bisogno di pensare, purchè possa solo pagare: altri si assumeranno per me questa noiosa occupazione.

A persuadere la grande maggioranza degli uomini (e con essi tutto il bel sesso) che il passaggio allo stato di maggiorità è difficile e anche pericoloso, provvedono già quei tutori che si sono assunti con tanta benvolenza l'alta sorveglianza sopra i loro simili minorenni. Dopo averli in un primo momento instupiditi come fossero animali domestici e di avere con ogni cura impedito che queste pacifiche creature osassero muovere un passo fuori dalla carrozzella da bambini in cui li hanno imprigionati, in un secondo tempo mostrano ad essi il pericolo che li minaccia qualora cercassero di camminare da soli.

Ora questo pericolo non è poi così grande come loro vogliono fanno credere, poiché, a prezzo di qualche caduta, essi imparerebbero finalmente a camminare: ma un esempio di questo genere li rende paurosi i li distoglie per lo più da ogni ulteriore tentativo.

E' dunque difficile per ogni singolo individuo lavorare per uscire dalla minorità, che è divenuta per lui una seconda natura. Egli è perfino arrivato ad amarla e per il momento è relativamente incapace di valersi del proprio intelletto, non avendolo mai messo alla prova. Regole e formule, questi strumenti meccanici di un suo uso razionale, o piuttosto un abuso delle sue disposizioni naturali, sono ceppi di un eterna minorità. Anche chi riuscisse a sciogliersi da essi, non farebbe che un salto malsicuro sia pure sopra i più angusti fossati, poiché egli non avrebbe l'attitudine a siffatti liberi movimenti.

Quindi solo a pochi è venuto fatto con l'educazione del proprio spirito di sciogliersi dalla minorità e camminare poi con passo più sicuro. Al contrario, che un pubblico s'illumini da sé è ben possibilee, se gli si lascia la libertà, è quasi inevitabile. Poiché in tal caso si troveranno sempre tra i tutori ufficiali della gran folla alcuni liberi pensatori che, dopo aver scosso da sé il giogo della tutela, diffonderanno intorno il sentimento della stima razionale del proprio valore e della vocazione di ogni uomo di pensare da sé.

Al riguardo è singolare vedere il pubblico, tenuto prima da essi sotto questo giogo,obbligarli poi a rimanervi, quando fosse stato liberato da quel giogo da quelli tra i suoi tutori che fosseroessi stati incapaci di ogni lume. Tanto è pericolososeminare pregiudizi! Essi infatti finiscono per ricadere sui loro autori o sui successori dei loro autori. Forse una rivoluzione potrà bene determinare la caduta di un dispotismo personale e porre termine a un oppressione avida di guadagno o di potere, ma non provocherà mai una vera riforma del modo di pensare: piuttosto, nuovi pregiudizi serviranno al pari dei vecchi a guidare la gran folla di chi non pensa. Senonché a questo illuminismo non occorre altro che la libertà,e la più inoffensiva di tutte le libertà, quella cioè di fare pubblico uso della propria ragione in tutti i campi. Ma io odo da tutte le parti gridare: - Non ragionate! - L'ufficiale dice: -Non ragionate, ma fate esercitazioni militari.- L'impiegato di finanza: -Non ragionate, ma pagate!- L'uomo di chiesa: -Non ragionate, ma credete!- Non vi è che un solo signore al mondo, che dice: -Ragionate finché volete e su quel che volete, ma obbedite.- Qui è dovunque limitazione della libertà. Ma quale limitazione è d'impedimento all'illuminismo? Quale non lo è, anzi lo favorisce? Io rispondo: il pubblico uso della propria ragione deve essere libero in ogni tempo, ed esso solo può attuare l'illuminismo tra gli uomini: mentre l'uso privato della ragione può anche più spesso essere strettamente limitato , senza che ne venga particolermente ostacolato l'illuminismo. Intendo per uso pubblico della ragione l'uso che uno ne fa come studioso davanti all'intero pubblico dei lettori. Chiamo invece uso privato della ragione quello che alcuno può farne in un certo impiego o funzione civile a lui affidata.