Considerazione sulla disumanizzazione dell'essere umano in questi tempi.

09.01.2013 10:11

di Michel Anclaud

   Leggendo l'articolo sotto riporato, mi viene da fare nell'immediato, senza riflessioni approfondite, una considerazione sola: siamo esseri umani in fase di disumanizzazione conclamata.

   Certo si potrebbe obbiettare che è sempre esistito chi ha commesso atrocità e che queste abbiano portato molti a pensare le stesse cose che mi avviluppano la mente oggi. Nel mio caso, sento la materia cerebrale schiacciata nei suoi mille e mille perché. La stessa materia che in altre persone ha smesso di esistere solo per il volere di qualcuno che pone il suo volere, al di sopra della vita.

    Il bello che ha l'essere umano è che possiede una ragione con cui può creare bellezza, bontà, amore e quant'altro possa essere indicato per dare benefici allo stesso. Allora ora non mi chiedo, perché ciò non avvenga o perché avvenga il contrario, mi chiedo perché l'essere umano lascia che il male abbia la meglio su questa ragione?

   Che giovamento ottiene dal commettere brutture più o meno crudeli rivolte ai suoi simili?

   Cosa muove questa volontà di donare dolore ad altri?

   Come fa a pensare che questo fare possa mai dare soddisfacimento ai propri bisogni? 

   Queste e mille altre domandi simili, oggi, non troveranno risposte certe ma sicuro mi permettono di spostare più avanti il limite di comprensione dell'essere umano. Spero che, per chi legge questo pensiero e sopratutto l'articolo scritto sotto, questo sia un mezzo per domandarsi dove sta andando questo essere, falso principe del creato e vero schiavo di una malvagità che certo bene non gli dona.

L’EX SOLDATO: “CON TASTIERA E JOYSTICK HO MASSACRATO DONNE E BAMBINI”

 

BERLINO – Chiuso in un container senza finestre nel New Mexico, aria condizionata, davanti a un computer, per anni ha pilotato e manovrato con tastiera e joystick droni che volavano e colpivano in Afghanistan, dall’altra parte del pianeta, e dal suo schermo ha visto morire «uomini, donne e anche bambini». A sfogarsi con un giornalista dello Spiegel, raccontando gli «orrori» di una guerra «virtuale», «impersonale» e «asettica» incoraggiata da Obama, è l’ex soldato della Us Air Force Brandon Bryant, 27 anni, oltre cinque dei quali trascorsi a manovrare a distanza droni in missioni di guerra.
Lo faceva, scrive lo Spiegel, da un container di forma oblunga, senza finestre, delle dimensioni di una roulotte, con l’aria condizionata costantemente regolata a 17 gradi e la cui porta, per ragioni di sicurezza, non poteva essere aperta. Lì lui e i suoi colleghi avevano davanti 14 schermi di computer e quattro tastiere. «Quando Brandon premeva un bottone nel New Mexico, qualcuno moriva dall’altra parte del pianeta».
Una volta, racconta Brandon Bryant, nel breve intervallo di tempo fra il lancio del razzo dal drone, da lui comandato con un clic del bottone sul suo joystick, e l’impatto del razzo sul «bersaglio», un bambino appare sul suo schermo di controllo. Compare solo un attimo prima di scomparire nell’esplosione del razzo. Brandon ha ucciso un bambino.
Il militare inizia ad avere problemi di sonno, di depressione e un giorno sviene e inizia a sputare sangue. Per sei mesi viene messo a riposo con la diagnosi di una «sindrome post traumatica» non dissimile da quella vissuta da molti soldati che hanno combattuto fisicamente al fronte. Al suo ritorno ripiomba di nuovo nell’incubo, fino a quando non viene congedato, dimostrando, scrive lo Spiegel, l’impossibilit… di una guerra «virtuale» e senza traumi.

 

Fonte: leggo.it